Vi invio per opportuna conoscenza copia della lettera che intendo inviare al Ministro dell’Interno ed ai Parlamentari bergamaschi.

Grazie per l'attenzione. Cordiali saluti.

Enrico Comazzi segretario Capizzone-Bedulita-Strozza-CostaValleImagna (BG)

 

OGGETTO:  Lettera aperta di un segretario comunale.

 

Vi scrivo perché ho letto il punto del disegno di legge-delega al Governo recante “Misure per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” che riguarda la riforma del ruolo dei segretari comunali nei comuni sotto i 5mila abitanti.

E’ la prima volta in vita mia che decido di rivolgermi “in alto”. Non sono iscritto a partiti politici ne’ al sindacato.

Faccio il segretario comunale da 18 anni, compiuti proprio da qualche giorno, e la prima cosa che mi sono detto leggendo il disegno di riforma è stata: « Coraggio Enrico: adesso che sei maggiorenne devi crescere! ».

Certo, perché evidentemente fino ad oggi ho pensato da bambino. Ho pensato che l’orizzonte di quei due piccoli comuni montani di prima nomina potesse rimanere il tranquillizzante immutabile sfondo di un percorso professionale serio anche se non da star.  Ho pensato che per “crescita professionale” non si dovesse per forza intendere “passare ad un Comune più grosso” ma anche migliorarsi dove si è. Ho stimato che la corsa al Comune grande, in cui magari conti di far lavorare gli altri anziché lavorare tu, non fosse propriamente sempre un vanto per la categoria. Ho creduto che la serietà, l’umiltà, l’impegno quotidiano, l’affidabilità, il rimboccarsi le maniche, servissero ai miei Comuni ma anche alla credibilità della categoria medesima, non meno di certi altisonanti titoli di servizio. Ho rinunciato a tante proposte di incarico da parte di Amministratori che mi hanno conosciuto o hanno sentito parlare di me, perché non volevo suggere di fiore in fiore ma solo lavorare seriamente, mantenendo la parola data a chi per primo mi diede fiducia, e garantire quella stabilità che deve caratterizzare qualsiasi “punto di riferimento”. Ho scelto di abitare in montagna, in uno dei Comuni dove lavoro, non in affitto ma acquistando casa (quindi nel mio piccolo, fra mutuo, consumi, ecc., sto anche contribuendo a far girare l’economia di quest’area depressa).

Non sono un missionario e non voglio prendere in giro nessuno: anche il risvolto economico è importante e il mestiere di segretario mi ha finora consentito un tenore di vita dignitoso e senza sostanziali preoccupazioni (il rischio di “rogne” nei Comuni piccoli è significativamente basso, se uno non se le va a cercare). Questo però a prezzo di orari impossibili, di sacrifici e di tanta, tanta, tanta buona volontà. Perché di cose da fare, nei piccoli comuni sottodotati, ce ne sono moltissime.

Ho costruito con pazienza una convenzione di quattro Comuni limitrofi, che mi ha consentito quel minimo di crescita economica che qualunque lavoratore legittimamente si auspica in carriera, ma che contemporaneamente abbatte i costi per il singolo Comune ed è espressamente finalizzata ad unificare anche altri servizi. Pensavo di essere sulla strada giusta: sinergie, crescita professionale non generica o teorica bensì basata sulla costruzione di un’esperienza mirata alle realtà in cui si opera, impulso alla condivisione di ulteriori risorse, eccetera eccetera.

Invece è tutto da buttare.

Se passa il disegno di legge così com’è, io non potrò continuare ad essere segretario dei miei quattro Comuni, e questi non avranno più un segretario fisso con 18 anni di esperienza. Io mi cercherò un comune over 5000 (a saperlo, l’avrei fatto prima; vi lavorerò non con l’entusiasmo di chi sceglie ma con la rassegnazione di chi deve, e con le batterie esaurite dalla lotta per la sopravvivenza, perché in Lombardia ci sono 1546 Comuni, di cui 415 sopra i 5000 abitanti, e 669 segretari) e mi trasferirò (bel casino, ma è un problema mio). I quattro Comuni si arrangeranno con una sede centralizzata: un’unica sede per 16 Comuni, visto che tutta la valle arriva a malapena a 15mila abitanti.

Cui prodest? A chi giova?

Vorrò vedere come saranno coperti anche solo i Consigli e le Giunte, che qui si riuniscono di sera perché di giorno gli Amministratori lavorano e nemmeno si sognano l’aspettativa per mandato elettivo: qualcuno l’ha calcolato?

So bene che ci sono situazioni indifendibili: colleghi fannulloni, burocrati o piantagrane, indennità sproporzionate, avvicendamenti vorticosi, convenzioni improponibili, scavalchi irresponsabili. Questa però è la patologia, che attanaglia la nostra categoria ne’ più ne meno (nella cronica italica assenza di dati statistici a fondamento dell’emozione del momento) di qualsiasi altro insieme di soggetti: medici, avvocati, netturbini, commercianti, contribuenti, politici.  La fisiologia dei segretari dei piccoli Comuni, per quello che ho potuto vedere in 18 anni, è una solida realtà di gente che lavora sodo, e giorno per giorno ascolta, media, propone, inventa, smussa, scrive, dà atto, studia, chiama, consiglia, frena, risolve, e poi ancora ascolta, media, propone, ecc. ecc.

Possiamo fare meglio?  Certamente sì!  Può il Governo proporre una riforma migliorativa di ruoli e funzioni? Ma ben venga!  Possono i Comuni con meno di 5000 abitanti fare a meno dei segretari, intendo di quei tanti che lavorano? Devo rispondere di sì perché sono diventato maggiorenne e responsabile? Devo tacere per educazione, umiltà e senso del dovere?

O posso semplicemente provare a rispondere secondo buon senso?

Grazie per l’attenzione.

Per chi volesse contattarmi, i miei dati sono disponibili in internet sull’Albo dei Segretari.

Costa Valle Imagna (BG), 29 luglio 2008

                                                                                                   Enrico Comazzi